Non c’è reinserimento senza una città solidale e accogliente. Per questo parte integrante del nostro lavoro è l’informazione e la sensibilizzazione sui temi del carcere e della giustizia. Per questo siamo disponibili a incontrare chi voglia conoscere meglio un mondo di cui tanto si parla ma che poco si conosce.
Siamo convinti che ogni intervento sociale sia anche un processo di elaborazione culturale, un luogo di definizione di pensiero altro. Riteniamo che la nostra presenza in carcere, come quella del volontariato in generale, porti un contributo fondamentale interpretando in positivo la domanda di sicurezza della comunità, dimostrando che le migliori garanzie alla società si danno non escludendo la persona sanzionata, ma aiutandola a diventare un “cittadino”. Perché la capacità di garantire la sicurezza dei cittadini si può misurare sia in termini di risultati di politiche repressive, sia in termini di efficacia delle politiche di reinserimento. Ma la voce dei quasi diecimila volontari che operano nelle carceri è una voce esile, che spesso fatica a farsi sentire, sommersa com’è dal clamore delle indignazioni, delle invocazioni di maggiore durezza, della demagogia facile.
Oggi più di ieri avvertiamo il bisogno di produrre nuova cultura della solidarietà, nuova cultura dei diritti, nuova cultura dell’accoglienza, nuova cultura dell’integrazione sociale.
Oggi più di ieri siamo convinti che una solidarietà staccata dalla giustizia non sia altro che un modo per mettersi a posto la coscienza, lasciando le cose come stanno.
Per questo il VIC promuove incontri sul tema con gruppi parrocchiali, associazioni, scuole, università, e con chiunque sia interessato a conoscere meglio un mondo di cui troppo spesso si parla senza conoscerlo realmente.